Un pastore hi-tech per un formaggio “ultrabiologico”
Un pastore hi-tech che alleva le proprie pecore all’aperto, le pascola per far mangiare loro erba tutto l’anno e le munge con il computer. Il suo nome è Luigi Farina e il suo allevamento si trova ad Albinia, nella Maremma grossetana.
Ogni pecora di Farina, famiglia di origini sarde trapiantata nel grossetano, è dotata di un microchip attraverso cui è possibile conoscere lo stato di salute dell’animale, la sua vita, quanti parti ha effettuato e se deve e può essere munta. Vi è, poi, un “percorso” gestito da un computer che conta le pecore, le divide secondo le necessità, le guida verso la mungitura, se sane, o verso una zona di quarantena, se presentano qualche problema (ad esempio, la mastite).
“Si tratta di un approccio non usuale per le pecore, mentre è molto impiegato per le mucche”, dice Luigi Farina. “La realizzazione dei software e della tecnologia di gestione dell’allevamento – prosegue Farina – è importata da Israele, dove è diffusa negli allevamenti più grandi e consente risparmi in termini di risorse ambientali ed economiche, nonché livelli estremamente più bassi di stress agli animali”.
Da poco Farina ha affidato a BsRC Bioscience Research Center, centro ricerche con sede a Fonteblanda (Gr), il controllo della filiera produttiva, per implementare ulteriormente la qualità dei prodotti e diminuire gli impatti ambientali dei processi. “Uno degli obiettivi principali è selezionare un foraggio che porti ai migliori risultati dal punto di vista della produzione di latte, della sua composizione in nutrienti e dell’implementazione della presenza di sostanze benefiche”, afferma Cristiana Guerranti, esperta in sicurezza alimentare e direttore scientifico del Centro Ricerche.
L’obiettivo di Guerranti è quello di arrivare a ottimizzare il latte per produrre un formaggio migliore in termini di salubrità, di rispetto per l’ambiente e di costi, valutando la qualità degli ambienti di vita degli animali, degli ambienti di stoccaggio del foraggio e del latte e di produzione del formaggio, per monitorare i contaminanti che normalmente sono presenti in ogni ambiente, anche quelli non previsti dalla legge sul biologico, e intervenire per abbassarne drasticamente i livelli. Tutto questo per arrivare a un prodotto ancora più pulito e salubre, per Guerranti semplicemente “ultrabiologico”.