Home/Quanto pesa il lattiero-caseario nell’economia della Nuova Zelanda?

Quanto pesa il lattiero-caseario nell’economia della Nuova Zelanda?

L’industria lattiero-casearia neozelandese, dopo le difficoltà che sta affrontando da quasi due anni, con una combinazione micidiale tra eccesso di offerta e diminuzione della domanda da parte dei principali partner commerciali, tra cui preponderante è il peso della Cina, fatto che ha portato il latte al prezzo più basso da sempre. E tenuto conto del peso che il comparto ha nel Paese oceanico, questa situazione ha contribuito grandemente alla stagnazione generale che colpisce il paese. Con un rallentamento del PIL e il tasso d’inflazione sceso praticamente a zero. Anche l’occupazione è in fase di stallo: nel primo trimestre la crescita è scesa al 1,70%, in calo rispetto al 3,40% dell’anno prima. Anche il reddito disponibile è cresciuto solo nominalmente (dati clal.it e aomarkets.com).

Il settore lattiero-caseario rappresenta oltre il 29% dell’export totale del Paese. I primi mesi del 2013 avevano fatto pensare ad una crescita continua. Le cose, invece, sono cambiate. E in fretta: nel corso dello scorso anno le quotazioni per il latte intero in polvere sono andate costantemente calando. E in fretta. Nel corso dello scorso anno infatti le quotazioni per il latte intero in polvere sono andate calando molto velocemente.

E pur vero che la Nuova Zelanda ha puntato molto sul latte negli ultimi due decenni grazie al boom della domanda proveniente dai mercati emergenti, in particolare dalla Cina. Oggi la Cina lavora per creare una propria industria casearia, le importazioni verso un’altro mercato molto interessante come quello russo sono state tagliate dalle sanzioni internazionali, è stata avviata una deregolamentazione del settore lattiero-caseario dell’Unione europea: tutto questo ha portato ad un calo delle quotazioni di oltre la metà rispetto al 2013 (dai 5.000 dollari/t. ai 2.013 dollari/t.)

Di conseguenza, l’esposizione bancaria è aumentata ed i crediti in sofferenza hanno raggiunto livelli preoccupanti. Quindi, anche il valore dei terreni e delle aziende è calato e le compravendite nello scorso anno si sono contratte del 10%, con prezzi medi di vendita tendenti al basso di quasi 4.000 dollari neozelandesi.

La ripresa sarà difficile e complicata, soprattutto perché il Paese ha puntato tutto sulle commodity e manca di vere specialità casearie che potrebbero diversificare l’offerta per mercati come, ad esempio, quello cinese, sempre più maturo e attento. Sicuramente una soluzione potrebbe essere rappresentata dall’enorme patrimonio zootecnico ovino oggi sottoutilizzato in ambito lattiero-caseario.