Il latte di pecora è il latte ‘Mediterraneo” per antonomasia, perché è sempre stato consumato in questa regione ed è anche per questo motivo che il nostro organismo si è perfettamente adattato ad esso.
Il latte dei piccoli ruminanti e, in particolare, quello di pecora è di significativo interesse economico nel bacino mediterraneo dove si concentra circa il 73% della produzione mondiale.
Il consumo di questo alimento è molto diffuso in quanto largamente disponibile e principale ingrediente di prodotti alimentari come i formaggi. Inoltre, ben si adatta a risolvere problemi di malnutrizione, specialmente all’interno della popolazione infantile.
È noto che la quantità e la qualità del latte dei ruminanti dipende da molti fattori di variabilità, tra i quali, di estrema importanza, la dieta, in particolare nella specie ovina, allevata prevalentemente al pascolo, in cui le variazioni stagionali possono influenzare notevolmente le produzioni.
Il latte di pecora è, oggi, quasi totalmente destinato alla trasformazione casearia – in quanto soppiantato dal latte vaccino. Si consideri che Il consumo di latte di mucca nell’area mediterranea è cominciato solo 70 anni fa circa. Prima di allora le mucche erano utilizzate solo come animali da lavoro e solo i loro vitelli si nutrivano con il latte vaccino.
Da questa affermazione tardiva sono derivati effetti anche sulle modalità produttive del latte ovino: la priorità è quella di ottenere, mediante un apposito piano alimentare degli animali, livelli di produzione alti con contenuti massimi di proteine e grasso, essendo questi ultimi gli ingredienti che determinano sia la resa che la qualità chimico-fisica dei formaggi prodotti.
Sembra che gli organismi si adattino meglio a quei cibi che storicamente hanno fatto parte della dieta delle civiltà. Il pesce, l’olio d’oliva, il vino rosso e anche il latte di pecora sono alcuni dei pilastri della nostra dieta, chiave di volta dell’ecosistema del Mediterraneo.